Purtroppo il fenomeno della violenza di genere è in costante aumento. Nel 2018 sono aumentate del 79% le segnalazioni ai centri antiviolenza, una ogni 300 donne residenti.
Il report annuale sull’attività dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio (da oggi online nel sito della Regione Veneto) riporta un aumento del 79% delle segnalazioni, che passano dai 4.733 contatti registrati nel 2017 agli 8.464 dello scorso anno. In media, un contatto su tre diventa un’effettiva presa in carico dalle strutture.
Lo scorso anno i nuovi casi presi in carico dai Centri veneti sono stati 2.373, 280 in più rispetto al 2017. Significa che in Veneto ogni 300 donne residenti una ha preso contatto con un Centro antiviolenza e una ogni 700 è stata presa in carico.
A rivolgersi ai Centri antiviolenza sono in prevalenza le donne italiane (67%), coniugate o conviventi (59%), con un grado di istruzione medio alto (64%) e con un lavoro (52%), quasi sempre con figli (68%). In sei casi su 10 i figli sono testimoni delle violenze, e quindi a loro volta vittime da assistere e proteggere.
Le donne riferiscono agli operatori dei centri di essere vittime in prevalenza di violenze psicologiche (50,6 % delle segnalazioni) e di violenze fisiche (37,5%). Ma solo in un caso su 3 si rivolgono ai servizi di Pronto Soccorso (754 accessi su 2.110 violenze subite) e solo una su quattro prende il coraggio di denunciare la violenza alle Forze dell’Ordine. Percentuale invariata negli anni, nonostante il continuo aumento delle segnalazioni ai Centri antiviolenza.
I percorsi delle donne presso i Centri antiviolenza durano in media un anno e mezzo e in due casi su tre giungono a termine. Quelli di ospitalità e reinserimento nelle Case rifugio durano in media circa tre mesi e nel 50% dei casi consentono alle donne di acquisire una loro autonomia.
Nel corso del 2018 la legge regionale inoltre ha introdotto degli interventi sia per favorire l’autonomia economica abitativa delle donne e una previsione di possibili interventi o comunque di un’attenzione ai percorsi per gli autori di violenza.
Accoglienza, ascolto, rifugio e prevenzione
La violenza di genere è un fenomeno sociale che richiede particolare attenzione e conferma l’importanza dei servizi attivi presenti sul territorio e la necessità di potenziarli costantemente.
Il Consiglio Regionale con una variazione del bilancio regionale, ha assegnato 100 mila euro in più alla rete delle strutture antiviolenza, portando così la posta complessiva a 600 mila euro.
Tutte le forze sono messe in campo. La rete dei servizi si è strutturata e qualificata nell’offrire risposte alle donne minacciate e in difficoltà. In Veneto oggi sono attive 44 strutture, 22 Centri antiviolenza e 22 Case rifugio.
A Treviso sono presenti 4 Centri antiviolenza (Vittorio Veneto, Treviso, Montebelluna, Castelfranco) e 1 Casa Rifugio. Presto aprirà ad Asolo una nuova Casa rifugio. Sono inoltre presenti gli Sportelli Donna tra cui quello di San Fior.
Si tratta di un’ottima rete di strutture e servizi pubblici e privati per proteggere le donne, con indici di copertura nettamente superiori alla media nazionale: c’è un centro antiviolenza ogni 120 mila donne e un punto di primo ascolto goni 63 mila donne.
Le risorse regionali sono integrate ai fondi statali e vengono destinate sia al sostegno della rete dei servizi che ad attività formative e di sensibilizzazione, garantendo un supporto indispensabile al lavoro continuativo dei Centri antiviolenza e relativi sportelli e delle Case rifugio. I finanziamenti pubblici in media riescono a coprire più del 70 per cento del costo totale delle strutture.
Formazione, informazione, educazione e condivisione
L’impegno ora è il coinvolgimento di comuni, distretti e aziende sanitarie per mettere in rete le esperienze esistenti ad estendere le buone prassi a tutto il territorio regionale, in modo omogeneo. Il fine ultimo è aiutare ogni donna in difficoltà a sentirsi accolta e protette e accompagnata con il miglior percorso possibile verso una condizione di serenità e autonomia.
Fare rete tra istituzioni pubbliche e associazionismo e aiutare tutti i soggetti a collaborare al meglio nel prevenire la violenza contro le donne e nel sostenere le vittime, donne e minori.
Si è conclusa nel mese di maggio una importante attività di formazione del personale sanitario e socio-sanitario, con la collaborazione della Fondazione di Sanità Pubblica e con il CREU (Coordinamento Regionale Emergenza Urgenza).
Questa attività di formazione ha previso lo svolgimento di due fasi: una prima fase in cui sono stati formati, tra medici e infermiere, dei “formatori interni, perché per riuscire a trasferire un’attività formativa nella materia del contrasto alla violenza contro le donne è più opportuno che chi insegna agli operatori del Pronto Soccorso siano colleghi.
Una seconda fare nella quale i formatori interni, nell’ambito delle singole aziende ULSS, hanno portato a termine un totale di 110 corsi aziendali per quasi 3.000 operatori. Nell’attività di formazione sono stati coinvolti, oltre la figura prettamente sanitaria, gli operatori dei centri antiviolenza, le Forze dell’ordine, gli avvocati, per dare una visione a 360 gradi della problematica del contrasto alla violenza di genere.
A breve verrà promosso una nuova campagna di informazione e sensibilizzazione, perché le donne sappiano a chi rivolgersi per chiedere aiuto e sostegno.
A favore della prevenzione saranno inoltre attivati, nell’anno scolastico 2019/2020, dei voucher educativi nella materia specifica del contrasto alla violenza di genere: si tratta di percorsi educativi proposti da enti con competenza specifica in materia che vengono messi a disposizione delle scuole, che possono quini sceglierli nella disponibilità per la specifica Provincia.
Il report 2019 sugli interventi regionali per prevenire e contrastare la violenza contro le donne è consultabile a questo indirizzo http://www.regione.veneto.it/web/relazioni-internazionali/rilevazione-delle-strutture-regionali