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“Dopo di noi”, interventi a favore della disabilità grave senza sostegno familiare

Chi si prenderà cura di … quando io non ci sarò più? È la domanda che angoscia chi si prende cura delle persone più care: figli, genitori, fratelli o altri congiunti. Considerazioni che comportano forti aspetti emotivi. Come puoi assicurarti ad esempio che tuo figlio viva in modo sicuro e confortevole e sia accudito con amore, come lo desideri?

La Giunta Regionale del Veneto ha approvato gli indirizzi di programmazione e lo stanziamento per l’attuazione degli interventi a favore delle persone con disabilità grave e prive del sostegno familiare. Lo scorso anno uno specifico decreto ministeriale, riferito alla programmazione del 2023, ha previsto 6 milioni 377 mila 180 Euro, portando a 44 milioni 623 mila 260 euro le risorse annuali stanziate in quest’ambito in Veneto dal 2016: un provvedimento di sostegno alla disabilità che si occupa di garantire assistenza anche quando le persone non possono più contare sull’affetto e sull’aiuto dei propri familiari.

Per persone con disabilità grave, tra i 18 e i 64 anni, il programma “Dopo di noi” rappresenta un percorso di emancipazione dalla famiglia di origine e di deistituzionalizzazione. Introdotto da una legge del 2016, offre misure di assistenza, cura e protezione per coloro la cui disabilità grave non è causata dall’invecchiamento o da malattie senili. Questo programma è rivolto a persone che non hanno più un riferimento familiare, sia perché hanno perso entrambi i genitori, sia perché i genitori non sono più in grado di fornire il supporto necessario.

Le risorse messe a disposizione permettono una graduale presa in carico delle persone con disabilità, rispettando le loro intenzioni e, quando possibile, la volontà dei genitori o dei tutori. Si tratta di progetti personalizzati, di pari opportunità e reti di partenariato, di autodeterminazione e scelta, di qualità della vita, valutazione multidimensionale e multiprofessionale.

In Veneto, i progetti “Dopo di noi” sono iniziati nel 2018 e sono in continua crescita. Dal loro avvio fino alla fine del 2023, sono stati attivati 221 progetti, coinvolgendo 104 enti gestori e 106 reti di partner. Hanno partecipato 1.124 persone, per un totale di 94.350 giorni di presenza. Sono progetti pubblici che insieme alle Associazioni sono in grado di rasserenare l’angoscia di genitori e di familiari che vedono giungere il momento in cui non sono più in grado di affiancare il loro congiunto.

La misura è rivolta alle persone con disabilità grave; viene elaborato un progetto individuale che darà l’avvio al percorso di emancipazione dalla famiglia di origine, o dalla condizione di vita presso i servizi residenziali.

Tra i vari progetti, possono essere finanziati percorsi programmati per supportare l’uscita dal nucleo familiare di origine e la deistituzionalizzazione, con interventi che favoriscono la domiciliarità e mirano a raggiungere il massimo livello di autonomia possibile. Questi interventi includono la realizzazione di innovative soluzioni abitative e la possibilità di contribuire ai costi di affitto, coprire le spese per l’adeguamento dell’ambiente domestico e, in via residuale, per la domotica. Sono inoltre previste soluzioni abitative come “Gruppi appartamento” o Co-housing.

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Sanità, Sociale

Disturbi alimentari, da non sottovalutare mai

In Italia, la giornata nazionale contro i disturbi alimentari (chiamata anche “Giornata del Fiocchetto Lilla”) si è svolta il 15 marzo scorso. Il 2 giugno, invece, ricorre la Giornata Internazionale di Sensibilizzazione sui Disturbi Alimentari, che ha la sua particolare rilevanza perché consente di aprire un dibattito internazionale sul tema dell’anoressia, della bulimia e delle dipendenze da cibo, problema che accomuna tutti i Paesi cosiddetti “avanzati”.

Guardando all’Italia, alcuni numeri lasciano sgomenti. Nel mio ruolo, seguo particolarmente ogni aggiornamento dei dati della situazione sanitaria del Veneto. Ma quando ho confrontato i numeri di coloro che si sono presentati al pronto soccorso per disturbi dell’alimentazione negli ultimi tre anni, vedo numeri che anziché diminuire, crescono (se pur di poco).

Anno 2021 Anno 2022 Anno 2023
Accessi al Pronto Soccorso 320 344 349
Di cui femmine 260 283 277
DI cui maschi 60 61 72

Osservando le classi di età, non è un luogo comune affermare che a essere colpiti maggiormente sono i giovani, lo si riscontra dai numeri del 2022 sui ricoveri (mancano i dati del 2023 che sono in elaborazione, appena arriveranno li condividerò). Penso sia perché i giovani non solo sono più fragili e impreparati ad affrontare difficoltà, sconfitte, sfide difficili, ma tendenzialmente sono anche più insicuri, più suscettibili, più in competizione reciproca (anche grazie ai social), e in definitiva meno capaci di perseguire l’equilibrio esistenziale.

I segnali del corpo possono essere rivelatori: il nostro cervello riceve in continuazione messaggi dal corpo, per lo più senza che ce ne rendiamo conto. In presenza di disturbi d’ansia o dell’alimentazione e di forme di depressione, però, questa percezione interna è spesso alterata e tendiamo a sottovalutare i sintomi, prendendo decisioni sbagliate nella nutrizione.

 

Veneto: ricoveri con diagnosi principale e secondaria per disturbi dell’alimentazione

Ricoveri Anno 2021 Anno 2022
Totale ricoveri 945 901
Di cui F 861 836
DI cui M 84 65

 

Classi di età Anno 2021 Anno 2022
1-11 42 42
12-17 327 326
18-29 324 303
30-64 208 185
65+ 44 45
Totale 945 901

 

La Rete Regionale

L’alimentazione coinvolge il nostro sistema mente-corpo che, essendo una macchina meravigliosa e complessa, esclude il fai da te per curarsi o capire se c’è qualche cosa che non va. Il vostro medico può avvalersi, se lo ritiene necessario, dell’intervento dei medici e psicologi che operano nella Rete Regionale Veneta per i Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione, formata da due Centri Regionali e tre Centri di riferimento Provinciale.

  • Centri Regionali: Azienda Ospedale Università di Padova, Azienda Ospedaliera Universitaria integrata di Verona.
  • Centri di Riferimento Provinciale: AULSS 8 Berica, AULSS 2 Marca Trevigiana, AULSS 4 Veneto Orientale.

Ai Centri di Riferimento Regionali e Provinciali si aggiungono le strutture ambulatoriali presenti in ogni Azienda ULSS e le Case di Cura private accreditate che, svolgendo un importante ruolo integrativo nella rete di trattamento, erogano interventi specialistici di riabilitazione intensiva residenziale.

Per la provincia di Treviso merita ricordare anche il progetto “Futuro Insieme” di Susegana per situazioni di crisi e disagio psichico con adolescenti con specifico Disturbo del Comportamento alimentare.

 

La presa in carico

Al di là delle specifiche strategie e procedure terapeutiche, il modello di trattamento raccomandato per i disturbi dell’alimentazione deve prevedere un percorso clinico a passi successivi: inizialmente propone interventi ambulatoriali, ma se necessario si avvale di livelli di trattamento progressivamente più intensivi e complessi. Si rispettano le linee indirizzo nazionali per la riabilitazione nutrizionale nei disturbi dell’alimentazione riprendendo le principali indicazioni dei livelli di assistenza dei disturbi dell’alimentazione che devono essere disponibili (Quaderni del Ministero della Salute del 2013).

Nel 2021 la Regione Veneto si è dotata di un PDTA (Protocollo Diagnostico Terapeutico Assistenziale) elaborato e condiviso con le Aziende sanitarie e le Case di Cura Private accreditate della rete con l’obiettivo di fornire livelli di assistenza rappresentati da:

  • medico di medicina generale o pediatra di libera scelta
  • terapia ambulatoriale
  • terapia semiresidenziale o ambulatoriale intensiva
  • riabilitazione intensiva residenziale
  • ricovero ordinario e di emergenza.

Importanti le principali raccomandazioni relative alla presa in carico dei disturbi dell’alimentazione, che sono:

  1. riconoscimento e presa in carico precoce
  2. interventi terapeutici tempestivi e specifici, basati sulle evidenze, basati su un’ottica multidisciplinare e sulla continuità
  3. un approccio a passi successivi (dalla minore alla maggiore complessità e intensità);
  4. prevenzione e gestione delle complicanze mediche e psichiatriche sia nella fase acuta iniziale sia nelle pazienti con lunga durata di malattia.
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Sanità, Sociale

Per promuovere il moto nelle donne operate al seno nasce il progetto “Dragon Boat in Rosa”

È stato dimostrato che l’attività fisica regolare riduce il rischio di sviluppare il cancro al seno. Inoltre, un adeguato esercizio fisico migliora la tollerabilità delle terapie e riduce il rischio di recidiva dopo una diagnosi di tumore trattabile. Particolarmente efficace risulta essere l’attività sportiva svolta in gruppo, preferibilmente attraverso attività piacevoli con una lieve competizione.

Per questo, nell’ambito della campagna ‘Vivo Bene’ per supportare il Piano Regionale Prevenzione, da tempo ormai la Regione Veneto si impegna per diffondere ampiamente la pratica motoria nella prevenzione e gestione delle malattie croniche.

Una pratica sempre più popolare è il Dragon Boat, antica disciplina orientale che coinvolge squadre di vogatrici o vogatori (una decina) su imbarcazioni leggere caratterizzate dal simbolo della testa di drago sulla prua. Uno studio condotto nel 2019 presso l’Università di Padova ha confermato che questa pratica sportiva è efficace nel migliorare la qualità della vita delle pazienti oncologiche. Particolarmente utili sono gli esercizi leggeri di allungamento muscolare, che favoriscono la riabilitazione del braccio dal lato dell’intervento e riducono il rischio di sviluppare linfedema (che attualmente colpisce oltre il 20% delle pazienti che hanno subito interventi chirurgici o radioterapici per il cancro al seno), condizione cronica e debilitante associata al gonfiore dell’arto superiore.

La Giunta regionale ha stanziato 50.000 Euro per sostenere il Dragon Boat come attività motoria per le Breast cancer survivors. Questo sostegno sarà indirizzato alle associazioni che promuovono i benefici dell’attività fisica e dello sport, offrendo alle donne operate al seno l’opportunità di praticare questa disciplina.

Diverse associazioni del territorio sono coinvolte nel progetto, con l’Associazione U.G.O. Unite Gareggiamo Ovunque onlus di Padova come capofila e poi Forza Rosa Donna 2000, Jesolo/Cavallino (VE); Trifoglio Rosa Mestre, Mestre Venezia; Pink Lioness in Venice, Venezia; San Donà Di Piave, San Donà di Piave (VE); Akea Rosa LILT-Treviso; Pink Darsena del Garda, Bardolino (VR); Brentane, Bassano del Grappa (VI).

Saranno organizzati eventi di lancio, open day e momenti informativi per sensibilizzare sia il pubblico che gli operatori sanitari sui benefici del Dragon Boat.

L’obiettivo è anche quello di promuovere la Giornata veneta del “Dragon Boat in rosa”, una competizione tra squadre regionali e nazionali. Questo evento servirà anche a mettere in rete le varie realtà locali e rendere questa pratica motoria accessibile a un maggior numero di donne.

Con il Veneto designato come Regione Europea dello Sport nel 2024, si rafforza l’impegno per investire nello sport, non solo a livello agonistico. Sono previsti finanziamenti per l’ammodernamento degli impianti sportivi, con un’attenzione particolare alle esigenze delle persone con disabilità.

Vi terrò informati tempestivamente sui bandi straordinari che si apriranno dedicati alla pratica sportiva.

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Sanità

Risparmio e solidarietà nel recupero e riutilizzo di farmaci: le misure messe in atto dalla Regione Veneto

A volte i numeri aiutano a comprendere meglio il valore di quanto si può risparmiare, non sprecando, con l’oculata gestione delle risorse. Si tratta di prestare la massima attenzione alla razionalizzazione della spesa pubblica regionale attraverso l’analisi dei report, rivedendo la programmazione anche sulle piccole – ma importanti – riduzioni di sprechi.

Osserviamo gli ultimi dati ricevuti sul recupero dei medicinali, relativi alle annualità 2019 e 2020. Si nota un notevole aumento dal 2015 al 2019: si passa da 8.691 a 43.126 confezioni. Numeri che in termini economici significano 301.998 € nel 2015 e 1.191.855 € nel 2019. La frenata del 2020 è stata segnata dall’emergenza Covid, che ha ridotto notevolmente il numero di confezioni e, conseguentemente, il valore economico complessivo recuperato.

Grafico che riporta l’andamento del numero di confezioni e del relativo valore economico di medicinali recuperati in Regione negli anni 2015-2020.

Sono confortanti i dati sull’attività di riutilizzo dei medicinali: nel 2019 vi è stato un aumento del 55% del numero di confezioni riutilizzate rispetto all’anno precedente, e anche il valore economico è cresciuto. L’emergenza pandemica ha portato a un calo dei numeri nel 2020, anche se il deficit economico è rimasto piuttosto contenuto (-7%).

Con la Legge del 2011 “a sostegno della solidarietà, del contenimento della spesa pubblica e della tutela della salute”, la Regione si è dotata di una disciplina che regolamenta il recupero, la restituzione e la donazione finalizzata all’utilizzo dei medicinali non scaduti da parte di strutture pubbliche e organizzazioni senza scopo di lucro aventi finalità umanitarie e di assistenza sanitaria.

È chiaro l’intento di regolare un corretto recupero e riutilizzo di medicinali non più necessari e ancora in corso di validità, che siano correttamente conservati e in confezioni integre, provenienti da ospiti delle residenze sanitarie assistenziali (RSA), da famiglie che hanno ricevuto assistenza domiciliare e assistenza domiciliare integrata. I medicinali possono essere donati a organizzazioni non lucrative aventi finalità di assistenza sanitaria riconosciute dalla Regione, le quali provvedono direttamente al loro riutilizzo. Le confezioni di altri detentori, poi, possono essere consegnate ai punti di raccolta, che provvederanno alla redistribuzione. Qui (clicca) i principali punti di raccolta dell’ULSS 2 Marca Trevigiana.

 

Le caratteristiche dei farmaci recuperabili

Per poter essere riutilizzati, i medicinali devono:

  • essere in confezione integra
  • conservati secondo le indicazioni del produttore (temperatura, luce, umidità)
  • l’indicazione del lotto e della scadenza devono essere visibili
  • essere dotati del foglietto illustrativo
  • con scadenza non inferiore agli 8 mesi, se destinati al riutilizzo da parte di organizzazioni non lucrative.

Considerata l’impossibilità di garantire la catena del freddo, sono esclusi dall’attività di riutilizzo le tipologie di farmaci che richiedono una conservazione a temperatura controllata.

I provvedimenti attuativi della Legge Regionale prevedono un controllo dell’attività di recupero da parte delle aziende sanitarie, che inviano alla Regione una relazione annuale sull’attività di restituzione, donazione e recupero dei medicinali. L’acquisizione e la rielaborazione, da parte della Regione, dei dati sull’attività di recupero e riutilizzo inviati dalle Aziende Sanitarie, permettono di valutare le procedure di distribuzione diretta dei farmaci, riducendo “eccessi di stoccaggio” da parte dei pazienti, prevedendo anche modalità alternative di distribuzione.

È interessante rilevare come nel 2019 vi sia stato un notevole aumento del numero di confezioni recuperate attraverso il conferimento nei punti di raccolta o donazioni dirette da parte dei cittadini alle organizzazioni non lucrative. Ciò ha dato il via a iniziative di collaborazione quali quella avviata dalla Caritas di Vittorio Veneto – Conegliano e l’ULSS2 Marca Trevigiana, che hanno formulato un protocollo operativo relativo alle modalità di svolgimento degli interventi di recupero dei farmaci e loro successiva dispensazione.

Sanità, Sociale

Le misure della Regione del Veneto per il contrasto alla sedentarietà

La strategia regionale in sintesi

Da diversi anni, la Regione del Veneto ha elaborato una complessa strategia per combattere l’inattività fisica e favorire uno stile di vita dinamico in tutte le fasce d’età e in ogni ambito di vita. Tale strategia, parte integrante del Piano regionale di Prevenzione 2020-2025, si propone di incentivare l’attività motoria, potenziando i progetti già presenti sul territorio regionale, con un approccio trasversale e multidisciplinare.

La strategia si sviluppa attraverso le seguenti aree di intervento:

  • Promozione dell’attività motoria nella popolazione sedentaria sana, mediante iniziative specifiche in contesti come scuole, luoghi di lavoro e comunità. Queste attività possono essere integrate nella routine quotidiana o organizzate in occasioni dedicate, come ad esempio il Pedibus per le scuole primarie, 1 km al giorno per le scuole secondarie, i gruppi di camminata, le attività in palestra per gli anziani e le attività nei parchi, eccetera.
  • Interventi mirati alla popolazione con uno o più fattori di rischio o con patologie specifiche che possono trarre benefici dal movimento. Questi interventi possono prevedere la prescrizione di esercizio fisico strutturato in strutture private dedicate, come previsto dalla normativa regionale 8/2015 relativa alla prescrizione dell’esercizio fisico e alle palestre della salute.
  • Creazione di contesti idonei alla promozione dell’attività motoria mediante interventi strutturali e ambientali. Ciò include la creazione della Rete Comuni Attivi, la promozione di percorsi ciclo-pedonali l’adozione di azioni nell’ambito dell’Urban Health.
  • Attività di comunicazione, informazione e formazione rivolte sia alla popolazione che agli operatori sanitari. Queste azioni mirano a diffondere conoscenza e consapevolezza sull’importanza dell’attività fisica e a fornire strumenti utili per la promozione di uno stile di vita attivo.

Per sostenere l’intera strategia, la Regione del Veneto ha implementato una campagna di sensibilizzazione rivolta alla popolazione, con l’obiettivo di informare sull’importanza dell’attività fisica e guidare le persone verso le strutture o le opportunità più adatte per aumentare il loro livello di movimento.

 

Comuni Attivi

Attraverso il Piano Regionale della Prevenzione 2020-2025, la Regione del Veneto si impegna a promuovere una consapevole adozione di uno stile di vita sano e attivo per tutte le fasce d’età, incoraggiando anche processi di inclusione e aggregazione al fine di contrastare il peso delle malattie croniche e contribuire al miglioramento della qualità della vita. In questa prospettiva, si pone l’obiettivo di creare la “Rete Regionale dei Comuni Attivi”.

I Comuni, in quanto Enti di prossimità, svolgono un ruolo fondamentale nella promozione e tutela della salute della propria popolazione, e possono avviare efficacemente progetti comunitari che coinvolgono le Aziende Sanitarie, le scuole, i cittadini e le associazioni, investendo nella prevenzione primaria (attraverso attività fisica, alimentazione corretta, mobilità sostenibile, ecc.).

A livello di comunità, è di fondamentale importanza promuovere l’attività fisica anche attraverso la creazione di contesti favorevoli, mediante la rigenerazione urbana, la promozione della mobilità sostenibile e la creazione di aree verdi e spazi pubblici sicuri, inclusivi e accessibili anche per persone anziane o fragili.

Il programma PP2 “Comunità Attive” del Piano Regionale della Prevenzione 2020-2025 prevede che le Aziende ULSS del territorio incoraggino i Comuni ad aderire alla rete, fornendo loro supporto per diventare Comuni Attivi. Ai Comuni viene richiesto di attivare programmi di promozione dell’attività fisica per tutte le età e di implementare almeno un intervento integrato finalizzato alla creazione e al miglioramento di contesti urbani che favoriscano uno stile di vita attivo.

I Comuni che aderiscono alla rete sono invitati ad adottare una strategia multicomponente e multisettoriale per contrastare la sedentarietà, rivolta a tutta la popolazione (bambini, ragazzi, adulti, anziani) e in tutti gli ambiti, con particolare attenzione alle categorie a rischio a causa di patologie croniche o difficilmente raggiungibili a causa di svantaggi sociali ed economici, al fine di garantire equità e combattere le disuguaglianze nella salute.

È stato rinnovato il protocollo di intesa con la UISP-Veneto, che, grazie alla sua vasta esperienza e conoscenza del territorio, può svolgere un ruolo di promotore di progetti volti alla promozione dell’attività fisica per tutte le fasce d’età. La UISP può efficacemente supportare i Comuni nell’individuazione delle esigenze specifiche del loro territorio e nella realizzazione delle attività motorie più adatte.

 

Urban Health

Negli ultimi anni si è diffuso il concetto di Urban Health, un orientamento strategico che integra le azioni di tutela e promozione della salute con la progettazione delle aree urbane, mettendo in evidenza l’importante legame tra il benessere fisico, psicologico e sociale e l’ambiente urbano in cui viviamo. È ampiamente dimostrato che il benessere generale e il contesto urbano-sociale sono strettamente correlati e interdipendenti, il che significa che le azioni sulle strutture fisiche possono influenzare le abitudini quotidiane dei cittadini e avere un impatto estremamente positivo sulla salute della comunità.

Con la Deliberazione della Giunta Regionale n. 1505 del 22.11.2022, la Regione del Veneto ha istituito l’Osservatorio Urban Health, con il compito di diffondere e promuovere la conoscenza degli ambienti salutari sul territorio, indirizzare le politiche urbane verso obiettivi che favoriscano i determinanti ambientali e sociali per la salute urbana, organizzare momenti di formazione su varie tematiche legate Urban Health e fornire supporto alle AULSS nella progettazione e attuazione di interventi di rigenerazione urbana, anche con l’obiettivo di favorire l’adesione alla rete dei “Comuni Attivi”.

 

Palestre della Salute

Le “Palestre della Salute”, istituite dalla Regione del Veneto in conformità all’articolo 21 della Legge Regionale 8/2015 e successive modifiche, sono strutture che vanno oltre le normali palestre, poiché soddisfano requisiti specifici che le rendono adatte ad accogliere cittadini affetti da patologie croniche non trasmissibili stabilizzate (come malattie cardiache, patologie respiratorie, diabete, malattie renali, ecc.) per l’esecuzione di programmi di esercizio fisico prescritti dal medico. Queste strutture offrono l’opportunità di svolgere attività fisica adattata alla condizione individuale, con caratteristiche che massimizzano i benefici per la salute e minimizzano i possibili rischi di recidive.

 

1 Km Al Giorno

“1 Km al giorno nel tuo Comune” è un’iniziativa volta a promuovere l’attività fisica tra la popolazione, offrendo a tutti la possibilità di percorrere un sentiero pedonale di 1 chilometro tracciato con apposita segnaletica. Questo percorso, facilmente accessibile e sicuro, è pensato per essere percorribile da chiunque. Camminare lungo questo tragitto rappresenta il primo “passo” per mantenere uno stile di vita attivo e sano, poiché si tratta di un’attività semplice da praticare, che non richiede una preparazione atletica particolare e può essere svolta in qualsiasi momento, senza la necessità di attrezzature specifiche. Questa iniziativa si evolve dalla precedente iniziativa “1 Km al giorno Educational”, originariamente rivolta alle scuole secondarie.

 

Vivo Bene Map

Vivo Bene Map è una nuova piattaforma web che offre un sistema di visualizzazione dei servizi territoriali e delle strutture pubbliche e private presenti sul territorio regionale, con l’obiettivo di supportare la popolazione e il personale sanitario nella promozione di comportamenti salutari (come il movimento, una corretta alimentazione e il controllo del consumo di tabacco e alcol). Attraverso un attento e dinamico lavoro di rete con i soggetti del proprio territorio, ogni Dipartimento di Prevenzione delle Aziende ULSS alimenta la mappa delle strutture, così da agevolare la partecipazione attiva dei cittadini.

Per ulteriori e accurate informazioni, invito a leggere il rapporto “Attività motoria e sedentarietà in Veneto”.

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La salute dei bambini nei primi 1.000 giorni di vita. I numeri e l’impegno del Veneto con Programmi specifici e Piano Regionale di Prevenzione 2020-2025

Per monitorare gli indicatori chiave utili ad aviare la programmazione sanitaria di percorso nascita e salute del bambino nei suoi primi 1.000 giorni di vita, il Ministero della Salute ha attivato il secondo “Sistema di Sorveglianza 0-2 anni sui principali determinanti di salute del bambino”, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS).

Si tratta di un’attività di presidio della sanità per migliorare azioni e comportamenti quali la corretta assunzione di acido folico, l’astensione da fumo di tabacco e alcolici durante la gestazione e l’allattamento, l’adesione all’offerta vaccinale, l’allattamento, la posizione corretta in culla, la protezione dall’esposizione agli schermi e la lettura precoce in famiglia.

 

Le mamme e i bambini del Veneto

Dalla relazione è emerso quanto oggi in Veneto le mamme siano accorte in gravidanza, con un minor consumo di alcool e tabacco, che l’allattamento al seno è sopra la media nazionale e che c’è sempre più attenzione alla sicurezza del bambino in casa e in auto. Anche per quanto riguarda l’assunzione dell’acido folico (95,3%), le mamme venete si sono distinte.

In totale sono state coinvolte 35.550 mamme di 18 regioni; 1.768 le mamme venete, reclutate presso i Centri Vaccinali con un alto tasso di adesione: il 96,6%. Il 44% di loro aveva un’età superiore ai 34 anni. Sensibilmente più basse delle relative medie nazionali sono state le percentuali di mamme venete con titolo di studio non oltre la licenza media (9,3% Vs. 14,7%) e con difficoltà economiche (27,4% Vs. 34,5%). 57,4%. La quota di donne al primo parto (similmente alla media nazionale: 54,2%), con un 77,9% di queste che aveva partecipato a un Corso di Accompagnamento alla Nascita (molto meglio della media nazionale, che è del 61,2%).

 

Luci e ombre dei dati su fumo e alcool

Sebbene l’obiettivo resti l’azzeramento, si è rivelata comunque particolarmente bassa la percentuale delle mamme venete fumatrici in gravidanza: solo il 3,5%, quasi la metà della media nazionale (6,4%).

Purtroppo, però – seppur con numeri più bassi della media nazionale – resta la tendenza a ritornare al fumo man mano che ci si allontana dalla data del parto: 7,4% delle mamme di bambini dai 2 ai 5 mesi e 11,7% delle mamme di bambini dagli 11 ai 15 mesi. In termini generali, il 30% dei bambini veneti è ancora esposto al fumo passivo (a causa della madre e/o della persona convivente). Questo dato, comunque, è tra i più bassi in Italia (media nazionale: 38%).

Il 18,9% delle mamme venete (18,6% la media nazionale) ha dichiarato di aver consumato alcool almeno una o due volte al mese durante la gravidanza. Anche qui, similmente al fumo, la quota si alza man mano che ci si allontana dalla data del parto, con dati in linea con quelli nazionali. Il Veneto, però, è tra le regioni con maggiore consumo di alcool pro-capite, perciò il fatto che la percentuale di mamme che consumano alcool sia in linea con la media nazionale è perlomeno rassicurante.

 

L’importanza dell’allattamento al seno

Solo il 10,8% (a fronte di una media nazionale del 13%) dei bambini in Veneto non è mai stato allattato al seno. Tra i 2 e i 3 mesi l’allattamento esclusivo al seno si attesta al 53,3% (46,7% il dato nazionale); al quarto/quinto mese la quota si abbassa al 41,6% (30% il dato nazionale). Sono tutti dati migliori rispetto alla media nazionale e rappresentano l’impegno della Regione Veneto nella promozione dell’allattamento al seno, grazie anche al supporto delle Strutture Ospedaliere del territorio (Protocollo di Intesa alla Rete OMS UNICEF Ospedali Amici del Bambino).

 

Sicurezza in casa e in auto

La Regione Veneto promuove costantemente campagne di sensibilizzazione attraverso il Piano Regionale Prevenzione 2020-2025 in ambito di “salute precoce”: in particolare nella sicurezza negli ambienti di vita. In questo contesto si inserisce un altro dato veneto migliore della media nazionale, quello che riguarda la percentuale di mamme che, a causa di incidenti domestici del bambino, è ricorsa a pediatra, altro medico o pronto soccorso: 11,3%, a fronte di una media nazionale del 12,4%.

Irrisoria la quota di mamme che dichiara di non utilizzare il seggiolino in auto (0,6%), sebbene il 29,0% riferisca che il suo uso risulta difficoltoso. Per i bambini dai 2 ai 5 mesi, il 19,7% delle mamme ha riferito di riscontrare difficoltà nel farli stare seduti e allacciati al seggiolino. La percentuale sale al 37,2% per i bambini dagli 11 ai 15 mesi. Dati in linea con quelli delle altre 17 Regioni monitorate.

Sanità

4 Marzo, Giornata Mondiale per la Lotta contro il Papilloma Virus

In questa importante data voglio dedicare una riflessione sul tema, con l’auspicio di contribuire a diffondere informazioni utili su questa patologia, ma soprattutto sugli importanti strumenti messi in campo per sconfiggerla.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato, nel novembre 2020, la “Strategia globale per accelerare l’eliminazione del tumore cervicale come problema di salute pubblica” per sconfiggere la malattia, più comunemente conosciuta come tumore al collo dell’utero, entro il 2050. Naturalmente è necessario uno sforzo congiunto da parte di tutte le autorità sanitarie a livello nel mondo, ma l’idea di poter sconfiggere una neoplasia così grave è senza dubbio incoraggiante.

Il cancro alla cervice uterina rappresenta ancora, purtroppo, la seconda causa di morte per tumore nelle donne in età fertile. Molto è stato fatto in questi anni, come accennavo prima, per individuare nuove cure, tanto che il tasso di sopravvivenza continua ad alzarsi.

 

La situazione in Italia, dal Pap-test all’HPV-DNA test

In Italia si registrano ogni anno più di 500 decessi a causa tumore del collo dell’utero o cervice uterina, un dato che fortunatamente è in continua e forte riduzione fin dall’inizio degli anni Ottanta, per effetto delle campagne di screening per diagnosi precoce tramite il Pap-test, introdotto negli anni Cinquanta, che ha permesso di ridurre drasticamente l’incidenza e la mortalità. A questo metodo di prevenzione, negli ultimi anni si è affiancato e sostituito un esame per identificare la presenza di DNA di papillomavirus sulla superficie del collo dell’utero (HPV-DNA test).

 

L’importanza della prevenzione e l’obiettivo europeo “90-90-90”

Attraverso la prevenzione primaria, oggi si può efficacemente contrastare circa il 90% dei nuovi casi di tumore da HPV. A oggi sono molti i Paesi che hanno adottato un programma di prevenzione nazionale contro l’HPV, tra cui l’Italia, dove la vaccinazione è offerta attivamente e gratuitamente ai ragazzi e alle ragazze nel corso del dodicesimo anno di vita.

L’obiettivo europeo è quello di accelerare l’eliminazione del cancro cervicale come problema di salute pubblica entro il 2030, attraverso la strategia che si riassume nel “90-90-90”:

  • 90% della copertura vaccinale per la popolazione target (adolescenti maschi e femmine)
  • 90% accesso gratuito allo screening cervicale nelle donne dai 25 ai 64 anni
  • 90% accesso tempestivo ai trattamenti per cancro cervicale e lesione precancerosa.

 

Il Piano Oncologico Nazionale e il Piano Nazionale Vaccini

L’obiettivo europeo di debellare i tumori causati dal papillomavirus umani è pienamente condiviso dall’Italia e contenuto anche nel nuovo Piano Oncologico Nazionale, recentemente approvato dalla Conferenza Stato Regioni, dove viene ribadito l’obiettivo di vaccinare almeno il 90% della popolazione bersaglio di ragazze nell’Unione Europea e aumentare considerevolmente la copertura vaccinale dei ragazzi entro il 2030.

Anche il nuovo Piano Nazionale Vaccini, in corso di definizione, riporta target elevati per la copertura vaccinale, prevedendo addirittura una copertura del 95% entro il 2030, più alta rispetto alla previsione europea. Target scelto anche dalla nostra regione.

 

L’impegno del Veneto

Il Veneto è fortemente impegnato nella campagna di prevenzione contro il Papilloma Virus (HPV), che può colpire non solo il genere femminile, provocando principalmente il tumore al collo dell’utero, ma anche il genere maschile, con la comparsa di condilomi e, secondo alcune evidenze scientifiche, anche di carcinomi del pene, dei testicoli e uroteliali.

La nostra regione promuove la campagna vaccinale rivolta principalmente ai giovani, dodicenni, di entrambi i sessi. Nonostante le difficoltà incontrate durante le fasi più acute della pandemia, che hanno provocato un inevitabile rallentamento sulla chiamata, si è sempre conservata la capacità di prendere in carico i soggetti richiedenti la vaccinazione, mettendo in atto successivamente un’immediata ripresa e importante spinta sulla campagna vaccinale.

Ricordo che ad oggi in Veneto è prevista l’offerta attiva e gratuita della vaccinazione contro il papilloma virus (HPV) agli adolescenti di sesso femminile e maschile della coorte del 12° anno di età fino al compimento dei 18 anni; ai soggetti di sesso femminile e a quelli di sesso maschile che non abbiano aderito o completato il ciclo vaccinale, fino al compimento del 25° anno di età.

Le donne vaccinate contro HPV entro i 15 anni hanno un rischio molto ridotto di sviluppare tumori o lesioni pretumorali, per cui iniziano lo screening a 30 anni. Le donne non vaccinate contro HPV entro i 15 anni, invece, iniziano lo screening a 25 anni.

 

I Programmi di Screening

Al fianco della vaccinazione, è attiva un’importante attività di prevenzione, lo “screening oncologico cervicale”, rivolto alle donne che hanno residenza in Veneto, a partire dai 25 o 30 anni di età, a seconda dello stato vaccinale per la vaccinazione contro il Papillomavirus (HPV), e fino ai 64 anni. Finora è stata riscontrata una notevole capacità di garantire livelli qualitativi elevati delle prestazioni e ottimi risultati sul piano della prevenzione e della diagnosi precoce. I “Programmi di Screening” hanno lo scopo di ridurre la mortalità, favorendo la diagnosi precoce di tumori e di lesioni che potrebbero evolvere in tumore (lesioni pretumorali), accrescendo così le possibilità di cura e di guarigione, per ridurre la mortalità e nel contempo accrescere le possibilità di cura e di guarigione.

 

Prevenzione, informazione, consapevolezza

Informazione, prevenzione e screening, sono i punti fermi dell’azione regionale, rivolta soprattutto alle giovani generazioni nella lotta contro questo tipo di tumore.

Le procedure previste sono efficaci e gratuite ma serve diffondere l’informazione e la consapevolezza, già in giovane età, sull’importanza degli strumenti offerti a tutta la popolazione, indipendentemente dallo status sociale e dalla provenienza.

Sanità, Sociale

Screening al seno in Veneto, un percorso per rasserenare ogni donna

Ottobre rosa | La vostra Regione è presente

Questo è un mese importante per noi donne. Ad ottobre, infatti, ripartono le campagne sull’importanza della prevenzione e dello screening del tumore al seno.

La Regione Veneto c’è da molti anni e rinnova il suo impegno per sensibilizzare le donne sulla prevenzione e la tutela della salute.

Il tumore al seno è ancora, purtroppo, la neoplasia più frequente tra le donne (si stima intorno al 30% delle nuove diagnosi di tumore) per la quale, la ricerca, la combinazione di una diagnosi precoce e l’introduzione di protocolli terapeutici sempre più innovativi hanno portato la sopravvivenza all’87% a 5 anni dalla diagnosi.

 

Fattori di rischio

Le cause del tumore al seno non sono ancora note, ma è possibile individuare alcuni fattori di rischio, che possono essere:

  • ETÀ: nella maggior parte dei casi, infatti, si tratta di donne con età superiore ai 50 anni.
  • FATTORI ORMONALI: ciclo, prima gravidanza dopo i 30 anni, menopausa, contraccettivi orali e terapie ormonali.
  • STILE DI VITA: sedentarietà, obesità, ma anche alimentazione non equilibrata o abuso di alcol e fumo.
  • FAMILIARITÀ: alcune mutazioni genetiche predispongono effettivamente a questa neoplasia. Infatti, si aggira intorno al 5-7% la percentuale di tumori correlati a una predisposizione genetica.

Dobbiamo essere consapevoli che la migliore cura è la prevenzione. Ciò vale sempre, ma soprattutto per questa patologia.

 

Screening e prevenzione, cosa garantisce la Regione Veneto

Lo screening del tumore al seno è un intervento di sanità pubblica e rientra nella cultura della sanità veneta che ha introdotto i programmi di screening già dagli anni ’90, prima ancora che fossero previsti come obbligatori dal sistema sanitario pubblico con l’introduzione dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza).

La Regione del Veneto predispone il servizio di screening completamente gratuito per tutte le donne tra i 50 e i 74 anni. Alzare l’età di intervento è un impegno di attenzione per la salute della donna; per capire l’importanza, si pensi che a livello nazionale le Regioni hanno l’obbligo di garantire lo screening alle donne fino ai 69 anni.

Ho parlato prima dell’importanza della ricerca: dal 2018 la Regione Veneto finanzia l’Istituto Oncologico Veneto per il “Progetto pilota per lo screening delle giovani donne: protocolli personalizzati dopo la stratificazione del rischio”. Si tratta di uno screening mammografico personalizzato che coinvolge oltre 10 mila donne e che ha consentito, fino ad ora, di individuare precocemente e già alla prima chiamata 64 nuovi casi di tumore in donne asintomatiche, inserendole al trattamento più adeguato.

Questo percorso di ricerca su donne più giovani ci ha portato a fare di più. Nel Nuovo Piano di Prevenzione approvato a dicembre 2021 abbiamo previso, a partire dal 2025, di estendere lo screening anche per le donne dai 45 ai 49 anni. La volontà è quella di fare tutto il possibile per una riduzione della mortalità mediante azioni di contrasto efficiente.

Al di sotto dei 45 anni le evidenze scientifiche oggi non suggeriscono di effettuare lo screening su tutta la popolazione, ma stiamo lavorando sulla possibilità di estenderlo ai casi di familiarità.

 

Oggi abbiamo messo in campo modalità organizzative efficienti

Dal compimento del cinquantesimo anno di età è previsto l’invio di una lettera di invito con cui si propone un primo appuntamento, la cui data può essere eventualmente modificata online o attraverso il numero indicato sulla lettera stessa.

Successivamente alla visita, in caso di esito negativo, l’ULSS di riferimento avvierà la procedura di contatto per un controllo periodico ogni 2 anni. Nel caso in cui, invece, l’esito della mammografia rilevi la necessità di ulteriori approfondimenti, sarà sempre l’ULSS a contattare la paziente per programmarli.

Da anni ormai l’organizzazione del Sistema Sanitario Regionale, anche grazie all’uso di internet, raggiunge capillarmente tutto il territorio Veneto.

Inoltre, grazie alla ROV – Rete Oncologica Veneta – ogni malato, in qualsiasi parte del Veneto venga curato, riceve le stesse cure, terapie e medicinali. Tutte le conoscenze sono condivise in rete tra i vari centri della Regione.

La donna viene presa in carico fin dalla prima diagnosi e accompagnata da equipe sanitarie multidisciplinari per tutto il cammino di diagnosi, cura e follow-up, fino all’augurata guarigione. Il contributo al raggiungimento in modo significativo di importanti risultati è stata l’introduzione e lo sviluppo delle Breast Unit, strutture multidisciplinari specializzate che permettono la pianificazione e l’individuazione dell’opzione terapeutica più adeguata.

 

Facciamo la nostra parte

Per tutte le informazioni relative al programma di screening regionali e gli approfondimenti, riporto di seguito i relativi link:

https://www.regione.veneto.it/web/sanita/screening-mammografico1
https://infogram.com/screening-mammella-veneto-2021-1h8n6m3q19w3z4x?live

Me lo dico ogni mattina: “Dobbiamo volerci bene, prenderci cura di noi stesse”. In primo luogo, attraverso l’adozione di uno stile di vita sano che permetta di tenere sotto controllo il proprio peso, seguendo un’alimentazione corretta ed equilibrata, evitando fattori di rischio quali alcol e fumo e praticando una regolare attività sportiva.

Proprio perché ci vogliamo bene dobbiamo “obbligarci” a effettuare controlli periodici, oltre all’autopalpazione, che già di per sé permette la diagnosi precoce di eventuali forme tumorali.

Aderiamo alla campagna di screening, avete capito che è semplice e gratuito, può davvero fare la differenza per ognuna di noi! Ci incoraggiano i numeri: lo scorso anno, in Veneto, la partecipazione allo screening è stata di oltre 260.000 donne (tra i 50 e i 74 anni), la diagnosi di tumore si è verificata in 1.700 casi, dei quali più di mille a uno stadio meno severo.

A questo aggiungo anche l’opportunità, sempre attraverso il Servizio Sanitario, di effettuare ecografie, mammografie e visite senologiche anche per le giovani donne che, per età, non rientrano nel programma di screening ma potenzialmente esposte ad altri fattori di rischio (fattori ormonali, familiarità…).

Parlatene col vostro medico.

News, Sanità

SANITÀ VENETA

LE ULTIMISSIME… DALLA PRIMA IN ITALIA

DALLA QUALITÀ DELLE CURE ALLE NUOVE AMBULANZE, DAI PROGETTI CONTRO IL CYBERBULLISMO AI FUTURI MEDICI A TREVISO… SONO TANTE LE SFIDE CHE OGNI GIORNO LA SANITÀ VENETA PORTA AVANTI (E VINCE). VEDIAMOLE UNA PER UNA.

 

LA REGIONE VENETO PRIMA IN ITALIA PER LA QUALITÀ DELLE CURE

La prima grande conferma della qualità della Sanità veneta è arrivata i primi giorni del 2020 quando è uscita la griglia LEA definitiva con cui il Ministero della Salute monitora il livello di qualità delle cure relative al 2018. Il Veneto, con 222 punti su un massimo di 225, assicura, meglio di tutti in Italia, i livelli essenziali di assistenza (da cui l’acronimo LEA), ovvero quelle prestazioni sanitarie che ogni Regione dovrebbe garantire ai propri cittadini. Sul podio, a pochissima distanza dal Veneto, c’è l’Emilia Romagna (221) e la Toscana (220), seguono il Piemonte (218 punti), la Lombardia (215), la Liguria (211) e l’Umbria (210).

Condivido le parole del Presidente della Regione Zaia quando dice che “Rispettare 33 parametri di qualità con 222 punti su 225 totali significa erogare pressoché al 100% i Livelli Essenziali di Assistenza e rispettare la Costituzione, che li prevede come obbligo della sanità concepita in modo universalistico”. Questi risultati ci fanno onore, ma ci fanno anche capire quanto lavoro c’è dietro, e quanto di più dobbiamo impegnarci per ottenere risultati migliori, quanti progressi e investimenti dobbiamo adottare in nuove tecnologie e personale sanitario.

Come si calcolano le performance?

I 33 parametri di qualità sono suddivisi in tre macro categorie: ospedale, distretto e prevenzione. Ogni parametro, o meglio indicatore, ha un peso e la somma di tutti questi valori dà luogo a un punteggio, che va da un minimo di -25 a un massimo di 225. All’interno delle macro categorie troviamo: la copertura vaccinale, l’adesione agli screening, il tasso di ospedalizzazione e il numero di posti letto o di ricoveri inappropriati fino al numero dei parti cesarei o i tempi di reazione tra la chiamata al 118 e l’arrivo dell’ambulanza e, ancora, gli interventi al femore svolti entro 48 ore dalla diagnosi di frattura. Nella griglia LEA troviamo tutte le Regioni, compresa la Sicilia, ma escluse la Valle d’Aosta, le due Province Autonome di Bolzano e Trento, il Friuli Venezia Giulia e la Sardegna dal 2010. Che dire? È una soddisfazione per tutti noi, per quelli che lavorano in Consiglio Regionale, per i bravi medici e i bravi infermieri e per tutti coloro che danno il massimo in corsia ogni giorno. L’obbiettivo comune è la salute, e da questi dati non possiamo che andare fieri di essere cittadini del Veneto.

 

I PERICOLI DEL WEB: UN GIOCO DI SQUADRA PER AFFRONTARLI

Qualche anno fa la Regione ha istituito un Tavolo di lavoro i cui obiettivi, sul piano regionale, si traducono nel coordinamento degli interventi di prevenzione, contrasto e riduzione del rischio di bullismo e cyberbullismo, nonché nel monitoraggio dello stesso, in abito scolastico, ma anche nei contesti extrascolastici. All’interno del Tavolo nascono iniziative come il ciclo di incontri “In rete per la rete. Gioco di squadra contro i pericoli del web”per tutti quei genitori e/o adulti che hanno responsabilità educative, sui rischi e le potenzialità del web. Gli incontri sono organizzati dall’Ulss 2, dall’Ufficio Scolastico di Treviso, dalla Polizia Locale della Città di Treviso, dalla Regione Veneto e dalle associazioni “Protetti in rete” e “Soprusi Stop”. Oggi, l’accesso al web, per svago o per lavoro, è alla portata di tutti e, nonostante nessuno possa negare che sia uno strumento utile, è chiaro a tutti che necessita di un uso consapevole che protegga, specie gli adolescenti, da rischi e nuove dipendenze. Gli incontri si terranno anche a Castelfranco, Mogliano e Treviso, mentre a Conegliano sono già programmati presso l’Aula Magna dell’Istituto Francesco Da Collo per il 4, l’11 e il 18 febbraio alle ore 20.30.

 

MAXI OPERAZIONE IN VENETO: 147 NUOVE AMBULANZE DI CUI 16 A TREVISO

È un’operazione unica in Italia, per il potenziamento tecnologico e numerico del parco veicoli destinato agli interventi sanitari in emergenza/urgenza in Veneto. Si parla di un investimento di 21.779.671 euro. Sono 147 le ambulanze che verranno messe in servizio dopo la chiusura della gara vinta da Azienda Zero della Regione Veneto. La mission dell’Azienda è proprio questa: garantire la razionalizzazione e l’efficientamento dei servizi sanitari delle strutture regionali impiegando le risorse a esse assegnate in modo efficiente. Si tratta di 59 mezzi per le aree urbane ed extraurbane pianeggianti; 66 per uso montano o sterrato; 7 per persone obese; 27 automediche; 15 ambulanze specifiche per le particolari necessità di Croce Verde Verona. I mezzi, che andranno a implementare le rispettive esigenze di rinnovo o rafforzamento numerico del parco mezzi delle Ulss che ne hanno fatto richiesta, cominceranno a essere distribuiti in primavera. Dei 16 mezzi di soccorso che arriveranno a Treviso, 14 saranno ambulanze urbane e 2 automediche. Operazioni concrete che portano servizi nuovi ed efficienti per la salute dei cittadini.

 

RADIOGRAFIA A DOMICILIO: IL NUOVO SERVIZIO DELL’ULSS 2

Un altro nuovo importante servizio che propone l’Ulss 2 e che si orienta nell’ottica di un’organizzazione sanitaria che va a colmare i disagi delle persone più fragili della società. Dal 1° febbraio gli esami radiologici del torace e dei piccoli segmenti ossei nei pazienti fragili potranno essere effettuati nelle case di riposo. In questa prima fase del progetto il servizio interesserà l’area di Treviso per poi essere esteso, in una seconda fase, a tutto il territorio dell’Ulss 2. Il progetto, inaugurato lunedì 20 gennaio al Ca’ Foncello, permetterà di azzerare tutti i disagi, per pazienti fragili e familiari, legati al trasferimento nella struttura ospedaliera per questo tipo di visite. La sicurezza degli esami e il raggiungimento di questo obiettivo sono garantiti da una tecnologia all’avanguardia, da certificazioni nazionali e internazionali, dalla professionalità degli operatori coinvolti e dai mezzi di protezione.

 

FACOLTÀ DI MEDICINA A TREVISO: ARRIVA LA SEDE PER I MEDICI DEL FUTURO

L’offerta universitaria di Treviso si amplia e raggiunge il campo della medicina. Il Senato Accademico dell’università di Padova ha approvato l’attivazione della sede di Treviso per il corso di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia. Il corso sarà attivo a partire dal prossimo autunno, con l’avvio dell’anno accademico 2020/2021. In attesa del completamento della Cittadella della salute accanto al Ca’ Foncello, le lezioni saranno tenute negli spazi messi a disposizione dell’Ordine dei Medici di Treviso e in altre strutture dedicate all’attività accademica dell’azienda sanitaria. Il progetto della Cittadella prevede laboratori e aule per gli studenti per un totale di 500 posti, in grado così di ospitare il ciclo completo (6 anni) di Medicina.

 

ASSUNZIONE DEGLI SPECIALIZZANDI DELLA FACOLTÀ DI MEDICINA

Una svolta, un vero e proprio cambiamento di prospettiva. Per i futuri medici sarà possibile continuare la formazione in corsia, con veri e propri contratti. Il presidente Luca Zaia e i rettori delle Università di Padova e Verona, Rosario Rizzuto e Pier Francesco Nocini, hanno sottoscritto a Venezia un protocollo d’intesa che consentirà l’assunzione di medici specializzandi con contratti di formazione e lavoro. All’interno del programma sono state inserite anche le scuole di specializzazione, dove i 197 specializzandi al quarto e quinto anno potranno essere assunti con contratti a tempo determinato a 32 ore e uno stipendio di 2300 euro al mese. La svolta sta nella collaborazione diretta con gli atenei e consente di dare una risposta veloce alla carenza di medici sul territorio, senza smettere però di pensare alla formazione. Le prime sette assunzioni? A Verona e a Padova.

Sanità, Sociale

SALUTE IN VENETO: PROGETTI E PREVENZIONE

La sanità veneta è leader nazionale sul fronte dello screening contro il tumore alla mammella

La solidarietà e la sensibilità delle persone sono da sempre ben radicate in Veneto. 35 anni fa, nel 1984, nasceva l’Associazione “Lotta contro i tumori Renzo e Pia Fiorot”, che ancora oggi persegue lo scopo di promuovere iniziative nel campo della prevenzione e dell’assistenza al malato oncologico. L’Associazione ha finanziato l’acquisto di un mammografo 3D (tomosintesi digitale della mammella), che inizialmente doveva essere utilizzato nell’ambito dell’Associazione. Subito però fu chiaro che avrebbe potuto essere un valido strumento d’aiuto per tutte le donne del territorio, perciò fu donato senza indugio all’ospedale di Conegliano. Un grande gesto di collaborazione e altruismo!

Anche la passione e l’impegno non mancano nel nostro territorio. Tre giorni fa si è tenuta la sesta edizione della Corri in Rosa organizzata da Treviso Marathon. I fondi raccolti in occasione della corsa contribuiranno al pagamento del mammografo 3D. L’evento ha avuto un’eco nazionale, tanto che sono arrivate donne da tutt’Italia. Questo mi ha fatto pensare: insieme si raggiungono sempre i risultati più grandi. In Veneto ci sono numerose sedi di associazioni importanti per la lotta contro i tumori, per citarne solo alcune: LILT e AIL.

La prevenzione, si sa, è importante, e non smetteremo mai di dire che può salvare la vita. A maggior ragione quando i mezzi ci sono e i dati sono incoraggianti. L’impegno e i risultati sono ottimi, al punto che il sistema di prevenzione in Veneto raggiunge il 91% delle donne (rispetto all’84% a livello nazionale) e il 78,6% di adesioni delle donne invitate (rispetto al 59,6% a livello nazionale).

Il Veneto è tra le prime sette regioni in Italia che hanno portato a compimento il processo delle Breast Unit. Ormai 21 in Veneto, questi Centri di Senologia sono dotati di un gruppo multidisciplinare di professionisti dedicati e con esperienza specifica in ambito senologico. Nelle Breast Unit la donna viene inserita in un percorso diagnostico terapeutico assistenziale personalizzato, fornendole una risposta rapida e coordinata sulla diagnosi, sul trattamento medico o chirurgico e sulla successiva riabilitazione, senza trascurare l’aspetto psicologico, ereditario ed estetico che a volte possono essere incisivi. Le equipe della Breast Unit dello IOV (Istituto Oncologico Veneto) sono: Radiologia senologica, Anatomia patologica, Genetica medica, Chirurgia senologica, Oncologia senologica, Radioterapia, Psicologia, Equipe riabilitativa. Un’assistenza a 360 gradi, un’eccellenza direi, presente in modo capillare nella nostra Regione.

Ma non ci siamo fermati qui. In Veneto è già partito il primo progetto sperimentale di personalizzazione che prevede uno screening personalizzato per le donne con caratteristiche genetiche a rischio. Il progetto coinvolgerà 11.000 donne – anche giovani e giovanissime – residenti sul territorio, e sarà il primo al mondo, considerato che quello presente negli USA è molto meno veloce. Anche grazie a questo tipo di azioni, oggi in Veneto il tasso di sopravvivenza dopo il percorso di cura è arrivato al 95%.