Il Veneto ha i conti in regola ed è l’unica regione tax free che non applica ai contribuenti l’addizionale regionale Irpef e i super ticket in Sanità. Una scelta che fa risparmiare ai cittadini circa 1 miliardo e 219 milioni di euro l’anno. Soldi che non entrano nel bilancio della Regione, ma restano nelle tasche dei cittadini. Si tratta di una decisione presa per favorire infatti il massimo recupero in efficienza ed efficacia, perseguendo razionalizzazione e buona gestione della spesa pubblica, piuttosto che gravare sui cittadini e sulle imprese.
Tra il 2010 e il 2020 il Veneto ha subito tagli da parte dello Stato per 34 miliardi:
Negli ultimi 10 anni lo Stato ha massacrato il servizio sanitario nazionale: mentre l’Occidente destina l’8-9% del Pil alla sanità, l’Italia ha ridotto le risorse finanziarie sino ad arrivare al 6,5%, un ritorno ai livelli degli anni Novanta.
Per questo abbiamo assistito alla riduzione obbligata dei posti letto ospedalieri portata a 3 per mille abitanti (la più bassa d’Europa), al blocco decennale degli stipendi ai medici in fuga dal servizio pubblico, alla carenza di infermieri, all’insufficienza delle borse di studio per laureati specializzandi.
Il Veneto ha dovuto lavorare con le regole imposte dallo Stato, con un bilancio regionale che a causa dei tagli statali è stato ridotto di 34 miliardi dal 2010 ad oggi.
Emergenza Covid FASE 2: ripresa dell’economia
Nella Fase 2 i limiti di una gestione centrale hanno dimostrato di frustrare le legittime aspettative del mondo economico e di non essere in grado di dare le risposte appropriate per qualità e tempi, di non avere chiaro come sono organizzate le nostre imprese e di non essere consapevoli che imprenditori e collaboratori hanno la capacità di organizzarsi per conciliare tutela della salute e processi lavorativi.
Allo stesso modo i ritardi negli interventi di sostegno al reddito hanno dimostrato la farraginosità del sistema burocratico centrale e l’incapacità della politica di governare questi settori strategici.
Emerge sempre di più la necessità di riconoscere alle Regioni la possibilità di applicare, nei loro territori, le regole, i modelli e le sensibilità di approccio che meglio rispondono alle esigenze specifiche del territorio, meno stringenti e meno rigide di quelle previste a livello nazionale e, soprattutto, più vicine alla realtà su cui si agisce, una realtà che parte dal confronto e dalla collaborazione.
Confermiamo così “sul campo” la necessità di maggiore autonomia per garantire una programmazione certa delle risorse e una ripartizione più equilibrata ed equa nel territorio nazionale.
Da non dimenticare
Il Partito Democratico è il partito che ci ha vietato di fare il referendum, impugnando davanti alla Corte Costituzionale la legge veneta sul referendum. Da lì sono trascorsi 13 mesi e alla fine la Corte Costituzionale ha dato ragione a noi. Noi Veneti abbiamo potuto votare il 22 ottobre 2017 perché abbiamo vinto una causa contro il Governo targato PD. Dopo aver perso davanti alla Corte Costituzionale ci hanno presentato altri 3 ricorsi al Tar; dopodiché, non ancora contenti, hanno vietato ai Veneti di utilizzare la tessera elettorale per andare a votare. Subito dopo il voto del 22 ottobre 2017 il Governatore Zaia ha inviato una proposta di legge di 68 articoli al Governo, che rappresenta “il quadro per l’intesa” e poteva essere firmata, ma il Conte bis non sta producendo nulla.
I Cinque Stelle stanno continuando a temporeggiare e rimandare fino al momento propizio per insabbiare la riforma chiesta dai governatori dei territori virtuosi del Nord, volontà peraltro esplicitata dalla dichiarazioni del Ministro Provenzano che ha affermato che l’autonomia del Veneto è stata fermata dalla Lezzi, aggiungendo che aveva fatto bene. Con noi il progetto dell’Autonomia verrà realizzato, perché quando puntiamo a un risultato lo otteniamo, così come è avvenuto per le Olimpiadi 2026, le colline del Prosecco Unesco e lo sblocco della Pedemontana. Indietro non si torna, i Veneti sono stati eccezionali votando il referendum e quello sarà la spada di Damocle per qualsiasi governo. Siamo partiti da soli e oggi sono 17 le Regioni su 20 che vogliono l’autonomia.
UNA BATTUTA SERIA: se avessimo dovuto aspettare le mascherine da Roma saremmo ancora senza. Siamo fortunati ad essere nati in una regione come il Veneto, che cura tutti e bene. Il nostro modello funziona. Non vogliamo essere curati da Roma, oggi, ancora di più, vogliamo maggiore autonomia.