Browsing Category

Sanità

Economia, Sanità, Sociale

IL VENETO HA RISPOSTO IN MODO EFFICIENTE ALL’EMERGENZA COVID PERCHÈ HA UN’OTTIMA RETE OSPEDALIERA E UNA BUONA SANITÀ TERRITORIALE

STRATEGIE VINCENTI E UN SISTEMA SANITARIO CHE FUNZIONA

La pandemia ci ha dimostrato che il modello sanitario veneto funziona, grazie alla forte cultura e tradizione di sanità pubblica, una rete ospedaliera organizzata e molti servizi radicati sul territorio che ci hanno permesso di avere un approccio all’emergenza diverso da altre regioni. Le scelte di politica sanitaria fatte dalla Regione in questi anni (riforma della sanità del 2016, piano socio sanitario del 2018 e schede ospedaliere) ci hanno portato sulla giusta strada e il sistema pensato e realizzato si è dimostrato efficace e pronto a reagire velocemente all’emergenza con risultati performanti. Tempestività, coraggio, idee chiare e la presenza costante del Presidente Zaia, che ha assunto la piena responsabilità di scelte delicate, hanno rappresentato una garanzia.

Anche il Financial Times ha parlato dell’ottima gestione della pandemia da parte del Veneto, preso come modello di riferimento.

L’emergenza è stata gestita interamente dai nostri ospedali pubblici

e da una diffusa presenza di servizi sanitari e socio-sanitari nel territorio che non hanno mai lasciato soli i pazienti a domicilio, gli ospiti delle Rsa e delle strutture per disabili grazie ad una forte integrazione con la medicina del territorio, il rapporto con i Medici di Medicina Generale, i servizi distrettuali, i Dipartimenti Servizio Igiene e Sanità Pubblica (Sisp). Questi enti hanno attuato le misure di isolamento e di vigilanza attiva e successivamente le Unità Speciali di Continuità Assistenziale (Usca) per la gestione appropriata a domicilio dei pazienti che non necessitavano delle cure dell’ospedale.

Il Veneto è stato raccontato dai media internazionali come un modello di contenimento del virus da prendere come esempio

e la stampa internazionale, come il Financial Times e il New York Times, hanno riconosciuto con numeri alla mano che il Veneto ha limitato la diffusione del Coronavirus nonostante la vicinanza con aree critiche come la Lombardia e l’Emilia Romagna e ha guadagnato un vantaggio strategico all’interno del sistema italiano e estero, diventando un modello internazionale.

Piano di Sanità pubblica,tamponi, ospedali Covid, tecnologia, dispositivi di protezione individuale, pochi ricoveri, cure a domicilio e molto altro ancora.

Già nel mese di gennaio la Regione aveva preparato il Piano di sanità pubblica

prevedendo l’esecuzione di tamponi, la mappatura dei contagi, l’isolamento fiduciario e altre indicazioni. Questo ci ha permesso di essere pronti quando, il 21 febbraio, è stato registrato il primo caso a Vò, iniziando subito con l’esecuzione di tamponi (dopo quattro giorni ne erano già stati fatti già 6 mila).

Il Presidente Zaia si è attivato prendendo le prime decisioni, tempestive e corrette: sottoporre a tamponi gli oltre 3.000 abitanti di Vo, chiudere l’ospedale di Schiavonia, differenziare i percorsi, individuare i Covid Hospital.

Le scelte fatte per Vo’ e questo primo test a tappeto, diversamente dai protocolli dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’OMS, hanno permesso di fare scuola e scongiurare l’esplosione del contagio.

La decisione di dedicare alle persone infette ospedali ad hoc, i Covid Hospital, e isolare a casa i soggetti asintomatici o con sintomi lievi, ha permesso di non fare andare in sofferenza gli ospedali, di garantire cure a tutti e ridurre l’esposizione al rischio di contagio medici, infermieri e operatori sanitari.

Una scelta possibile grazie alla solida integrazione tra la medicina territoriale, diffusa e consolidata, e quella ospedaliera.

In modo rapido è stato avviato un percorso clinico inedito, che prevedeva l’accesso precoce ai reparti di malattie infettive e alla cure sub-intensive, con un utilizzo attento della rianimazione. Il sistema ha funzionato a Padova e da lì è stato esportato in tutti gli ospedali Covid.

I posti letto nelle terapie intensive sono stati raddoppiati in poche settimane, passando da circa 450 a circa 900, e questo ha permesso al sistema di non andare mai in crisi.

E ancora, sono state attivate le Unità speciali di Continuità Assistenziale (USCA), team composti da medici che forniscono cure e assistenza a domicilio dei pazienti Covid. Si è trattato di un’ulteriore svolta nell’approccio alla cura della malattia, permettendo il monitoraggio domiciliare dei malati Covid e del controllo dei loro eventuali conviventi, limitando così le ospedalizzazioni.

I tamponi sono stati sin da subito un elemento di forza nell’affrontare la situazione. La capacità di diagnosi dei laboratori veneti ha permesso di avere un ritmo sostenuto al punto che, a inizio maggio, per ogni caso positivo il Veneto ha fatto 22,6 tamponi, contro i 7,09 del Piemonte, gli 8,34 dell’Emilia Romagna e i 5,8 della Lombardia. Nel mese di maggio il Veneto ha analizzato circa 10 mila tamponi al giorno per un totale all’8 maggio di 420.959, poche migliaia di meno della Lombardia che ha il doppio di abitanti.

La capacità del sistema dei laboratori degli ospedali veneti non si improvvisa da un giorno all’altro,

è il frutto di una costruzione che affonda le radici negli anni e nelle scelte di politica sanitaria di riorganizzare i Dipartimenti di Prevenzione dotando ogni ospedale Hub di Laboratori di Microbiologia, condizione che ha permesso a tutti questi ospedali di processare tamponi.

Questa capacità durante l’emergenza è stata aumentata grazie a scelte veloci e appropriate, ad esempio comprando nuove attrezzature come il macchinario unico in Italia che permette da solo di analizzare fino a 9.000 tamponi al giorno.

 

Il Presidente Zaia con le mascherine
Sonia Brescacin in aula

Un grazie va a tutto il mondo sanitario che ha combattuto con professionalità, umanità, coraggio, perseveranza e capacità innovativa l’emergenza coronavirus.

Il lavoro clinico di medici ospedalieri e di medicina generale, infermieri, operatori socio-sanitari e tecnici di laboratorio ha assicurato ogni giorno assistenza e cura a chi ne aveva bisogno, affrontando con grande umanità e professionalità, senza risparmiarsi, situazioni che nessuno vorrebbe vivere o vedere.

Per la gratitudine la Regione ha voluto riconoscere i grandi sacrifici stanziando 61 milioni di euro per il personale sanitario, nella piena consapevolezza che non è una cifra economica ad esaurire tutto il valore di un grazie.

Grazie a tutti i Cittadini che hanno affrontato la situazione con responsabilità nel rispetto delle limitazioni e alla solidarietà che ha aiutato il sistema sanitario pubblico e della protezione civile.

Sono emersi l’umanità della gente veneta, i valori, la sensibilità, il rispetto delle regole che caratterizza il fare veneto, quella forma mentis che ha creato, negli anni, la comunità economica e sociale che tutti conosciamo, dove quello che si fa non è solo questione di denaro, è piuttosto il risultato di un modo di agire e di pensare che è caratteristico dei veneti.  Anche la sanità veneta, messa a dura prova in questi mesi, è il frutto di questa operosità, delle competenze e delle peculiarità della gente veneta.

La collaborazione del Terzo settore, del volontariato e la Protezione civile ha completato questo sistema che dimostra come il Veneto abbia un capitale sociale che altri territori non hanno.

Le scelte di politica sanitaria pubblica e la programmazione sanitaria  

Nel 2016 il Consiglio Regionale ha approvato la riforma delle Ulss, riducendole da 21 a 9 e ha istituito l’Azienda Zero: scelte che hanno avuto l’effetto di accorciare la catena di comando e unificare i centri di spesa.

La decisione di accorpare le 3 Ulss della provincia di Treviso in un’unica Ulss provinciale (Ulss 2 Marca trevigiana) ci ha permesso di avere, durante l’epidemia, un unico centro decisionale, una regia capace e professionale, che ha organizzato tutti gli ospedali trevigiani e i distretti sanitari.

L’istituzione della governance Azienda Zero ha consentito forme di miglioramento continuo della qualità assistenziale e di snellimento delle procedure amministrative, attuando innovazioni organizzativo-gestionali per rendere più snello e gestibile il servizio sanitario. Nata per accentrare a livello regionale gli acquisti, le funzioni tecniche, etc., sgravando gli ospedali di tali compiti e permettendogli di concentrarsi sulla cura del paziente, durante l’emergenza Azienda Zero ha garantito gli acquisti di mascherine e DPI, respiratori e macchinari per tutte le Ulss della regione, per i servizi socio-sanitari e distrettuali.

Il Veneto è, ad esempio, l’unica Regione in Italia ad aver dotato tutti i suoi ospedali Hub (come Treviso) di robot chirurgici di ultimissima generazione, i Da Vinci, che potranno essere impiegati in molte specialità e aiuteranno i giovani chirurghi.

ANCHE SUL PROBLEMA DELLA CARENZA DEI MEDICI IL VENETO È STATA LA PRIMA REGIONE A TROVARE LA SOLUZIONE
La proposta a cui ho lavorato con il Presidente Zaia e la Direzione Sanità è stata la soluzione alla carenza di medici negli ospedali.
L’emendamento a mia firma, approvato all’unanimità da tutto il Consiglio Regionale durante l’approvazione del Piano socio sanitario, ha previsto che i medici in specializzazione completino l’ultimo biennio di specializzazione negli ospedali del territorio. Ciò permette loro di imparare lavorando all’interno dell’ospedale e anche di alleviare i medici dalle prestazioni meno complesse.
Il Presidente Zaia già nel 2019 ha avviato i concorsi per l’assunzione dei giovani medici, prima Regione ad individuare una soluzione concreta a tale problematica.
La soluzione del Veneto è stata presa a modello dalle altre regioni e inserita nel Patto per la Salute approvato con il Ministero mentre il Governo, durante l’emergenza Covid, ha recepito le nostre proposte portando in corsia medici non specializzati e abilitati.

IL FUTURO DELLA SANITA’

Pensando al futuro, sappiamo di essere preparati, di aver superato una prova difficile, di aver sviluppato capacità e professionalità ulteriori che ci permetteranno di affrontare la sfide che potranno arrivare, portando nel cuore le persone che purtroppo abbiamo perso a causa del virus.

È importante continuare su questa strada, migliorando ulteriormente l’organizzazione della rete ospedaliera, potenziando i dipartimenti di prevenzione, l’assistenza territoriale, adeguando il fabbisogno di risorse umane, valorizzando il personale, implementando l’assistenza farmaceutica, il sistema informativo, la sorveglianza delle strutture residenziali per non autosufficienti, e così via.

Negli ospedali i posti letto creati e i servizi attivati durante l’emergenza,

come le terapie intensive e subintensive, rappresentano un valore aggiunto da salvaguardare anche grazie ai nuovi medici assunti. Siamo convinti che il Governo debba rivedere e aumentare i parametri del Decreto ministeriale n. 70 del 2015 che ha fissato il numero di 3 posti letto ogni mille abitanti: un numero troppo basso e lo si è visto in questi mesi.

I Pronto Soccorso verranno potenziati

con interventi per separare i percorsi di accesso dei malati Covid, così come per il Suem sono in programma nuove dotazioni e organizzazione.

Per la tutela delle fragilità sociali continueremo a rafforzare il solido ponte che esiste tra le due anime del Sistema: quella Sociale e quella Sanitaria, in particolare tutto l’ambito dell’assistenza e dell’integrazione territoriale, l’attività dei Distretti quali luoghi di integrazione e cura, dei Medici di medicina generale, dei pediatri, per un’assistenza vicina al domicilio e fuori dall’ospedale, per malati con patologie croniche, multimorbilità e disabilità.

I servizi domiciliari, che già oggi danno servizio a oltre 30 mila utenti, verranno potenziati con l’Infermiere di famiglia (prevediamo di averne 441 in Veneto) che opererà in collaborazione con il Distretto e con i Medici di medicina generale sia negli ambulatori che nelle visite a domicilio. Anche le Unità speciali di continuità assistenziale (USCA), che durante l’emergenza hanno operato in collaborazione con i medici di famiglia e le Case di Riposo, verranno rafforzate: pensiamo ad estenderne l’ambito di intervento oltre che per malati Covid anche a favore della cronicità e fragilità, sulla scia di quanto prevede il Piano socio sanitario.

 

Residenze Sanitarie Assistite (Rsa), servizi residenziali e semiresidenziali per diversamente abili, centri di recupero per le tossicodipendenze, servizi per la salute mentale

sono tutti elementi essenziali del sistema sanitario e del welfare cui dare attenzione, sia in ottica di un rafforzamento della parte sanitaria che deve essere strutturata, che, in una logica di sistema, per raccordare gli interventi di natura sanitaria con quelli di natura sociale di questi presidi di tutela sociale.

Per le Rsa si prevede l’inserimento del Direttore sanitario,

una figura di garanzia, attenta agli aspetti di sanità pubblica, rivelatasi importante nell’esperienza appena passata.

L’emergenza che abbiamo vissuto ha portato anche un diverso modo di effettuare visite di controllo

e follow up: è successo allo IOV di Padova e presso l’azienda ospedaliera padovana che hanno sperimentato, con riscontro di apprezzamento da parte dei pazienti e medici, la Telemedicina.

La Regione ha quindi inserito nella programmazione sanitaria la modalità della telemedicina come sistema di erogazione dei servizi sanitari, rafforzando l’innovazione tecnologica in ambito sanitario e varcando una nuova frontiere della sanità legata alla tecnologia.

Durante l’epidemia la Regione ha assunto più di 1.000 nuove figure tra medici, infermieri e operatori socio sanitari.

Una presenza importante che continuerà a dare un apporto essenziale al servizio sanitario pubblico e che la Regione ha proposto al governo di valorizzare con strumenti contrattuali che riconoscano il lavoro e l’impegno di questi professionisti. Intendiamo ulteriormente rafforzare il sistema con nuove assunzioni a cominciare dai 600 infermieri in arrivo dalla scuola per le professioni infermieristiche ad ottobre.

Molti progetti sono in corso nei vari ospedali della provincia:

a Conegliano con la realizzazione del nuovo polo che ospiterà l’area Critica, Medica, Diagnostica e Materno-infantile; a Vittorio Veneto con il potenziamento delle specialità ivi presenti e la messa a norma sismica e antincendio; a Oderzo con la conferma delle attività presenti e l’incremento della protesica; a Motta di Livenza con ORAS, il centro riabilitativo di alta specializzazione e di riferimento a livello regionale.

A Treviso sta crescendo la Città della Salute,

un ospedale rinnovato da 600 posto letto con nuovi spazi, servizi e il grande progetto per l’attivazione di un Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia da parte dell’Università degli Studi di Padova, nelle sedi dell’azienda Ulss 2 Marca Trevigiana, con la creazione di un polo di alta formazione medica, che contribuisce a risolvere il problema della carenza di medici. Un intero corsi di studi articolato in 6 anni accademici per 360 studenti che qualificherà ulteriormente il sistema sanitario locale.

La buona sanità di tutti i giorni si è dimostrata efficiente.

Il Veneto ha risposto in modo positivo all’emergenza perché ha una eccellente rete ospedaliera e una buona sanità territoriale.

 

Luca Zaia e Sonia Brescacin presso l’ospedale di Conegliano.

Economia, Sanità, Sociale

L’AUTONOMIA È PRIMA DI TUTTO UNA QUESTIONE DI EQUITÀ E SALUTE

Il Veneto ha i conti in regola ed è l’unica regione tax free che non applica ai contribuenti  l’addizionale regionale Irpef e i super ticket in Sanità. Una scelta che fa risparmiare ai cittadini circa 1 miliardo e 219 milioni di euro l’anno. Soldi che non entrano nel bilancio della Regione, ma restano nelle tasche dei cittadini. Si tratta di una decisione presa per favorire infatti il massimo recupero in efficienza ed efficacia, perseguendo razionalizzazione e buona gestione della spesa pubblica, piuttosto che gravare sui cittadini e sulle imprese.

Tra il 2010 e il 2020 il Veneto ha subito tagli da parte dello Stato per 34 miliardi:

Negli ultimi 10 anni lo Stato ha massacrato il servizio sanitario nazionale: mentre l’Occidente destina l’8-9% del Pil alla sanità, l’Italia ha ridotto le risorse finanziarie sino ad arrivare al 6,5%, un ritorno ai livelli degli anni Novanta.

Per questo abbiamo assistito alla riduzione obbligata dei posti letto ospedalieri portata a 3 per mille abitanti (la più bassa d’Europa), al blocco decennale degli stipendi ai medici in fuga dal servizio pubblico, alla carenza di infermieri, all’insufficienza delle borse di studio per laureati specializzandi.

Il Veneto ha dovuto lavorare con le regole imposte dallo Stato, con un bilancio regionale che a causa dei tagli statali è stato ridotto di 34 miliardi dal 2010 ad oggi.

Emergenza Covid FASE 2: ripresa dell’economia

Nella Fase 2 i limiti di una gestione centrale hanno dimostrato di frustrare le legittime aspettative del mondo economico e di non essere in grado di dare le risposte appropriate per qualità e tempi, di non avere chiaro come sono organizzate le nostre imprese e di non essere consapevoli che imprenditori e collaboratori hanno la capacità di organizzarsi per conciliare tutela della salute e processi lavorativi.

Allo stesso modo i ritardi negli interventi di sostegno al reddito hanno dimostrato la farraginosità del sistema burocratico centrale e l’incapacità della politica di governare questi settori strategici.

Emerge sempre di più la necessità di riconoscere alle Regioni la possibilità di applicare, nei loro territori, le regole, i modelli e le sensibilità di approccio che meglio rispondono alle esigenze specifiche del territorio, meno stringenti e meno rigide di quelle previste a livello nazionale e, soprattutto, più vicine alla realtà su cui si agisce, una realtà che parte dal confronto e dalla collaborazione.

Confermiamo così “sul campo” la necessità di maggiore autonomia per garantire una programmazione certa delle risorse e una ripartizione più equilibrata ed equa nel territorio nazionale.

Da non dimenticare

Il Partito Democratico è il partito che ci ha vietato di fare il referendum, impugnando davanti alla Corte Costituzionale la legge veneta sul referendum. Da lì sono trascorsi 13 mesi e alla fine la Corte Costituzionale ha dato ragione a noi. Noi Veneti abbiamo potuto votare il 22 ottobre 2017 perché abbiamo vinto una causa contro il Governo targato PD. Dopo aver perso davanti alla Corte Costituzionale ci hanno presentato altri 3 ricorsi al Tar; dopodiché, non ancora contenti, hanno vietato ai Veneti di utilizzare la tessera elettorale per andare a votare. Subito dopo il voto del 22 ottobre 2017 il Governatore Zaia ha inviato una proposta di legge di 68 articoli al Governo, che rappresenta “il quadro per l’intesa” e poteva essere firmata, ma il Conte bis non sta producendo nulla.
I Cinque Stelle stanno continuando a temporeggiare e rimandare fino al momento propizio per insabbiare la riforma chiesta dai governatori dei territori virtuosi del Nord, volontà peraltro esplicitata dalla dichiarazioni del Ministro Provenzano che ha affermato che l’autonomia del Veneto è stata fermata dalla Lezzi, aggiungendo che aveva fatto bene. Con noi il progetto dell’Autonomia verrà realizzato, perché quando puntiamo a un risultato lo otteniamo, così come è avvenuto per le Olimpiadi 2026, le colline del Prosecco Unesco e lo sblocco della Pedemontana. Indietro non si torna, i Veneti sono stati eccezionali votando il referendum e quello sarà la spada di Damocle per qualsiasi governo. Siamo partiti da soli e oggi sono 17 le Regioni su 20 che vogliono l’autonomia.

UNA BATTUTA SERIA: se avessimo dovuto aspettare le mascherine da Roma saremmo ancora senza. Siamo fortunati ad essere nati in una regione come il Veneto, che cura tutti e bene. Il nostro modello funziona. Non vogliamo essere curati da Roma, oggi, ancora di più, vogliamo maggiore autonomia.

Economia, Sanità, Sociale

COMUNITÀ INCLUSIVE, DOVE MINORI O ANZIANI, DISABILI O POVERI, NON SIANO LASCIATI SOLI

Il lockdown ha fatto emergere la realtà di molti anziani che non avendo necessità manifestate non erano seguiti dai servizi. Anche a questi durante la fase acuta della pandemia, enti e associazioni hanno saputo dare risposte concrete, cogliendone i bisogni.

Il buon cammino continua: si rinnoveranno le politiche regionali e i Piani di zona dei Comuni a favore dei servizi residenziali e semiresidenziali per anziani e disabili, di tossicodipendenza, di salute mentale e in generale i servizi socio-sanitari territoriali. Tutte esperienze queste che guideranno la programmazione di nuovi servizi sociali e iniziative che, anche nell’ambito delle politiche per la Famiglia, facciano sentire che l’Istituzione pubblica è presente.

Il sostegno alla genitorialità è questione economica, ma ancor di più una visione culturale, i figli sono il vero patrimonio sociale di una comunità.

La Regione Veneto nel 2019 ha approvato le linee guida dei piani di zona dei servizi sociali e socio-sanitari 2020-2022

che individuano le 6 aree di intervento per la pianificazione territoriale dei servizi sociali:

  • famiglia e minori
  • anziani
  • disabili
  • dipendenze
  • salute mentale
  • povertà e inclusione sociale (novità rispetto alle precedenti programmazioni).

Problemi complessi come l’invecchiamento, le difficoltà delle famiglie, le dipendenze e la salute mentale richiedono piani di intervento mirati, in linea con la programmazione regionale e che facilitino processi di inclusione, aggregazione e partecipazione. Obiettivi e risorse per attuare misure di:
sostegno al reddito e di contrasto alla povertà

  • permanenza a domicilio dei non autosufficienti
  • sostegno ai minori e agli adolescenti in condizioni di disagio
  • interventi per conciliare i tempi di vita e di lavoro in aiuto alle famiglie
  • contrasto alle varie forme di dipendenza
  • integrazione delle persone più fragili e dei migranti.
Festa delle Tradizioni

 

Adulti Disabili

In questi anni, le strutture semiresidenziali e residenziali sono state potenziate con maggiori risorse da un lato per garantire la sostenibilità della gestione dei servizi e dall’altro, con il bilancio 2020, per aumentare la disponibilità di posti.

Un nuovo sostegno per le famiglie dei disabili è stato avviato all’inizio di quest’anno in via sperimentale nelle comunità alloggio per disabili che metteranno a disposizione un posto in più per ospitalità di emergenza o per periodi programmati di durata limitata, andando così incontro alla famiglia che assiste il congiunto disabile.
Per sviluppare il “Dopo di Noi”, ovvero iniziative di autonomia abitativa e occupazionale per le persone con gravi disabilità prive del sostegno della famiglia e delle reti parentali, negli ultimi 3 anni sono state avviate nuove progettualità che mirano a promuovere nel territorio progetti di rete che coinvolgano servizi pubblici e associazionismo privato, famiglie e comuni.

Anziani non autosufficienti

Negli ultimi cinque anni la Regione ha aumentato le risorse destinate ai servizi residenziali per i non autosufficienti che sono cresciute di 32 milioni di euro, corrispondenti a circa 1.800 posti in più, l’equivalente di 15 “RSA” (case di riposo) da 120 posti.
Questo serve anche a preparare il processo di riforma della RSA con l’obiettivo di ridefinire il sistema dell’assistenza residenziale per chi non è più in grado di vivere autonomamente. In tal senso, il Bilancio 2020, già approvato, prevede una spesa di 25 milioni di euro in più rispetto al 2019 da destinare prioritariamente per i servizi residenziali per anziani.
Altri servizi per anziani sono:

  • Assegni di domiciliarità per chi è assistito a casa.
  •  Progetti di vita indipendente
  • Servizio di telesoccorso/telecontrollo.
  •  Ricoveri temporanei di sollievo a sostegno delle famiglie dei malati di SLA.
  • Assistenza agli ex degenti degli ospedali psichiatrici.

Fondo di rotazione per interventi alle strutture per anziani

Negli anni sono stati messi a disposizione oltre 30 milioni di euro per adeguare e ammodernare le strutture per anziani.

Sanità senza barriere per i non udenti e assistenza scolastica per 1.000 allievi con problemi sensoriali

Nel 2018 il Consiglio Regionale ha approvato una tra le leggi più avanzate in Italia per l’inclusione sociale delle persone con disabilità sensoriale e per l’adozione della Lingua dei Segni (LIS) nei servizi pubblici sanitari, scolastici e media televisivi.
L’assistenza scolastica, inoltre, interessa circa 1.000 studenti seguiti da mediatori esperti nel linguaggio dei segni, dalla scuola dell’infanzia fino alle superiori, per un totale di 314 mila ore di accompagnamento scolastico.

 

Con i rappresentanti dell’ENS Ente Nazionale Sordi di Treviso.

Invecchiamento Attivo  

Promuovere una nuova cultura della “terza età” è stato l’obiettivo della nuova legge approvata dal Consiglio Regionale che affronta la dinamica demografica con un diverso approccio.
Gli anziani sono sempre più una risorsa e non un “problema”. In una regione come il Veneto dove l’aspettativa di vita media è di oltre 84 anni e dove, entro il 2030, un quarto della popolazione avrà più di 65 anni e ci saranno 200 anziani ogni 100 giovani, dare valore all’apporto sociale e comunitario della terza e della quarta età consentirà di cogliere le energie positive di cittadini attivi, detentori di conoscenze, abilità e risorse sociali e culturali per l’intera società.
Investiremo in occasioni formative, progetti di comunità e rimborsi spese agli ‘over 65’ che si impegneranno in attività di utilità sociale, come “nonni vigile”, guide ambientali e culturali, accompagnatori di disabili o persone in difficoltà, animatori di turismo sociale, promotori di reti di volontariato e di vicinato; tutte iniziative all’insegna della sostenibilità e dell’inclusione sociale.

PROGETTO STACCO (Servizio Trasporto e Accompagnamento): si tratta di un servizio di trasporto per persone non autosufficienti, anziane, disabili o con difficoltà di reddito, sostenuto da volontari che garantiscono il servizio di accompagnamento “a chiamata” per visite mediche, terapie, pratiche burocratiche.
La Regione contribuisce alle spese vive di carburante e manutenzione dei mezzi, a tutto il resto pensano i volontari e le loro associazioni.
In Provincia di Treviso il Progetto è sviluppato dal Volontarinsieme–CSV Treviso e della rete fanno parte, tra gli altri:

  • Amici del Centro sociale Piazzoni Parravicini – Vittorio Veneto
  •     La Fonte – Fontanelle
  •     Il Nettuno – Conegliano
  •     Filo d’argento – Vittorio Veneto
  • Con.t.e.a. – Conegliano
  •     Ass. Pensionati Anziani e Volontariato  San Fior

…e tanti altri volontari.

 

Dipendenza da cellulare,

insulti, umiliazioni e violenze rappresentano il bullismo nella sua versione cibernetica, tramite chat, web e social. Situazioni sempre più presenti in Veneto nell’esperienza di vita di bambini, ragazzi, adolescenti e giovani. La Regione Veneto ha avviato azioni per prevenire e contrastare il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo per aiutare a prevenire, a educare al rispetto dell’altro e per assicurare a tutti i bambini e i ragazzi il diritto di crescere e di essere sé stessi, senza il rischio di subire condizionamenti e vessazioni da parte di compagni violenti.

Approvata la legge che offre ai genitori aiuti concreti alla famiglia per la crescita dei figli

In questi due lunghi mesi di lockdown le famiglie si sono rivelate ancora di più centro fondamentale della nostra società: con le scuole chiuse, i genitori hanno dovuto fare sacrifici enormi per il bene dei propri figli, dedicando loro tempo, energie e denaro. In un momento come questo, quindi, l’approvazione della nuova legge per la famiglia assume un valore ancora più importante: la famiglia sarà accompagnata in ogni passo e ai genitori verrà offerto aiuto economico e pratico, con servizi idonei che li aiuteranno nella gestione del loro piccolo mondo.
La nuova legge promuove un sostegno per le famiglie che, così, non verranno mai lasciate sole ad affrontare le difficoltà. I bambini vengono seguiti passo passo, da prima ancora della nascita: è infatti istituito un assegno prenatale per fronteggiare i costi legati alla gravidanza e ai primi mesi di vita. Viene inoltre avviato in forma sperimentale, il progetto “Nidi Gratis”, per azzerare le rette di frequenza.
Tra le molte novità, vengono individuate apposite premialità nei bandi per l’assegnazione di contributi a favore di progetti per la conciliazione lavoro-famiglia. Sono inoltre istituiti fondi per i minori orfani di uno o entrambi i genitori, così come per famiglie monoparentali o con genitori separati o divorziati in difficoltà economica, e per i Comuni che attiveranno progetti verso le famiglie con parti trigemellari o con più di 4 figli.

Corsa in Rosa
Fiera di Godega
Presidente Zaia - Festa di Comunità, Orsago
La Nostra Famiglia
Economia, Sanità

Gli investimenti per il polo ospedaliero integrato

Nuovo polo area critica e medico per l’ospedale di Conegliano.

Per il completo rinnovamento dell’Ospedale di Conegliano verrà realizzato un grande nuovo complesso che ospiterà Area Critica, Medica, Diagnostica e Materno-Infantile.
Il nuovo Polo sarà moderno e sostenibile, tecnologicamente avanzato, flessibile, integrato con il resto del nosocomio e con il territorio e soprattutto incentrato sulla persona.
Sarà un edificio costruito su 6 piani, per un’offerta complessiva di 319 posti letto, con un investimento di 50 milioni di euro e l’obiettivo di offrire un salto di qualità sul fronte dell’assistenza, del comfort, dell’umanizzazione e dei percorsi sia di accesso che interni.
Sarà realizzato con l’avanzo di amministrazione dell’ex Ulss 7 (20 milioni di euro) e con un contributo della Regione di altri 30 milioni di euro.

Inoltre, oltre al mantenimento di tutte le attuali attività è previsto che l’Unità Operativa di Cardiologia di Conegliano diventi Centro di riferimento per l’elettrofisiologia; l’ortopedia diventerà centro di riferimento di zona per la traumatologia; sarà attivata un’Unità operativa semplice dipartimentale di chirurgia vascolare che farà da riferimento al dipartimento di Treviso; sarà attivato l’ospedale di Comunità.

 

Ospedale di Vittorio Veneto

Per l’Ospedale di Vittorio Veneto, che ricordiamo essere Centro di riferimento regionale per il tumore alla laringe, è previsto il potenziamento delle attività del dipartimento testa collo con l’attivazione dell’Unità operativa di chirurgia maxillo facciale; l’attivazione dei posti letto di Rianimazione e dell’Ospedale di Comunità, il potenziamento del Polo unico aziendale per le attività di week e day surgery.
È stato investito e stiamo investendo molto, prova ne è la messa a norma dal punto di vista antisismico (4,5 milioni di euro) e antincendio (1 milione di euro).

Economia, Sanità

Il piano Socio-Sanitario 2019-2023

L’impegno per garantire il massimo livello di salute e autonomia personale e assicurare il mantenimento di un territorio di vita, di studio e di lavoro sano è una prospettiva che guarda al futuro. Ma non possiamo prescindere dai servizi socio-sanitari, soprattutto se questi sono dinamici ed efficienti sia a livello di prevenzione che di cura, rispondendo alle esigenze dei cittadini.

In un’ottica di continuo aggiornamento e miglioramento dei servizi, ci è riconosciuto merito anche a livello internazionale.

In Regione, tra il 2018 e il 2019 si è conclusa una complessa opera di riprogrammazione pluriennale della sanità trevigiana, approvando già a fine 2018 il Piano Socio Sanitario 2019-2023.
Abbiamo dato certezze economiche alle aziende sanitarie varando il piano di distribuzione dei fondi necessari per il biennio 2019-2020.
Con le Schede Ospedaliere abbiamo dato concretezza alle indicazioni strategiche del Piano Socio Sanitario Regionale, disegnando una geografia ospedaliera moderna, qualitativa, con tutti i servizi che servono ai cittadini e a una Sanità di eccellenza come quella veneta.
Vogliamo rafforzare l’integrazione tra sanitario e sociale e il collegamento tra ospedale e territorio attraverso le strutture di ricovero intermedie e potenziare e diffondere ulteriormente le altre specializzazioni.